In un paesaggio, a volte nitido e ben definito, a volte sfumato come in un sogno, prende forma il ritratto di un viso femminile. Il contorno rispecchia, come in molti quadri di Giovanna, la grande polarità nella quale è intrappolata l’anima: bianco e nero, luce e tenebre, tristezza e gioia.
Ogni essere umano nasce nella materia quando inizia la vita terrestre, così il fiore di loto, che nasce nella terra sotto l’acqua. Da sempre la materia viene rappresentata dal colore nero, che è la potenzialità, ma anche la fertilità. L’Egitto, in antichità Kemet, celebrava il nero della terra fertile che il Nilo ogni anno portava giù dalle montagne. Anche nell’Alchimia la prima fase dell’evoluzione spirituale è nigredo, il nero, il piombo, la pesantezza. Nella psicoanalisi Jungiana il nero viene chiamato l’ombra, il nostro bagaglio pesante, ciò che giudichiamo il male.
La vita umana col suo miscuglio di successi e fallimenti, soddisfazioni e frustrazioni, sorprese gradite e delusioni, produce terra fertile che ci fa elaborare i grandi temi di una incarnazione. Non possiamo sfuggire alle tenebre, al nero, e neanche possiamo evitare la luce, il bianco.
Radicandoci nel buio fertile della materia siamo comunque anche esseri di luce. Questa luce ci circonda da sempre con la sua grazia, con la speranza, con l’amore.
Ne “Lo spirito sposa la materia”, dipinto da Giovanna Pieralisi, il bianco assume il carattere di nuvole, di cascate di acqua, di fiumi, di laghetti, di neve. Il nero ci fa “vedere”, soprattutto da certe angolazioni e con una luce più soffusa, colline, foreste, alberi, ombre. I toni dorati, invece, colore solare, colore del metallo oro, rappresentano il compimento di un’evoluzione: l’oro dei capelli, l’oro intorno al collo e sulle spalle, rappresenta l’oro della ricerca compiuta, un equilibrio interno, serenità. Il lato destro, coperto quasi da un’armatura, racchiude e protegge, separa dall’esterno. Il lato sinistro invece fluisce liberamente e apertamente, diventando un paesaggio che ci ricorda la pittura taoista.
In lontananza si ergono montagne alte, innevate: altri percorsi futuri, altre cime da conquistare.
Guardando il viso si nota la stessa polarità fra scuro e chiaro, fra ciò che ci trattiene e ciò che ci spinge in avanti. Ma è l’oro dei capelli, e del paesaggio intorno alle spalle, che fa da mediatore fra questo chiaro/scuro: lo sforzo di superare ostacoli porta contemporaneamente ad una maggiore protezione e ad una maggiore apertura.
Sul viso ritratto vediamo uno sguardo che rispecchia i dolori del passato, ma anche la forza di sorridere comunque. In questo sorriso enigmatico, che ricorda un po’ la Monna Lisa di Leonardo da Vinci, ci sentiamo accettati come spettatori. La donna che riesce a guardarci in questa maniera ha accettato anche se stessa.
All’ingresso del tempio di Delphi c’era scritto “Conosci te stesso”, e conoscere se stessi è da sempre la meta dei ricercatori spirituali. Conoscere se stessi vuol dire comprendere l’aspetto eterno, divino, di ogni persona e di ogni cosa manifesta. Così la fisionomia che assumiamo in una sola vita terrestre perde l’enorme importanza che di solito gli attribuiamo. In altre vite abbiamo avuto altri visi, diversi, a volte più belli, a volte più brutti. Qui, su questo quadro, vediamo uno dei tanti visi che l’anima poteva crearsi.
Conoscere se stessi porta a questa grande rivelazione: la Forza Creativa dell’Universo, spesso pensato femminile, si manifesta in ogni singolo viso. Prakriti, la Creatrice dell’Universo, assume una forma, qualsiasi forma, e con un sorriso ci fa capire che è lei che sta dietro a tutto: è lei che crea la materia e lo spirito, e tutte le forme che sono espressione di questo matrimonio fra materia e spirito. È lei che ha creato la luce e le tenebre. È lei che gioca con i tre gunas: tamas (nero), rajas (bianco) e sattva (oro).
Così come Prakriti gioca nel grande Universo, ogni essere umano crea il suo mondo in piccolo. Macrocosmo e Microcosmo si uniscono nel quadro di Giovanna. Si uniscono nell’anima di ogni singola persona, imitando il grande potere creativo dell”ANIMA MUNDI.
Di Usha Piscini